Message in an object

fase II

“Message in an object: rispecchiarsi nel design”

Le opere ci rispecchiano e in un certo senso ci scelgono.

Se doveste presentarvi attraverso un pezzo di design quale scegliereste? E perché? Lo abbiamo chiesto a 20 studenti del Master in Furniture Design del Politecnico di Milano e il risultato è stato un incontro tra la storia del Design e l’anima creativa delle persone.

Eugenio Gelao

“Ho scelto questo capolavoro perché unisce arte e design. Questa sedia rappresenta la mia personalità e il mio modo di progettare. Sono infatti ispirato e attratto dall'arte in tutte le sue forme. Penso che l'arte e il design siano fortemente collegati e un pezzo di arredamento potrebbe essere considerato un pezzo d'arte. In conclusione, ho scelto questa sedia perché unisce funzionalità - estetica e sensibilità generate dall'arte. Questo è uno dei miei modi di progettare interni e mobili.”

Jylan Hany

“Questo pezzo è asimmetrico e rispecchia il mio essere anticonvenzionale, il non sentire l'obbligo di attenersi a ciò che la società impone su di noi; è un albero che simboleggia il dare, l’essere “verde” ed “ecologico-Amichevole”, che è una cosa che mi sta a cuore. Inoltre, Joris Laarman Lab è noto per l'uso della scienza, di alcuni algoritmi e formule per creare prodotti che stimolino i lato sinistro e destro del cervello che è qualcosa che cerco anch’io di fare.”

Sunayana Dash

“Sono una persona molto semplice e radicata quindi questa è stata la mia scelta; la forma dritta, minimal, audace e sofisticato. La solidità e le caratteristiche robuste mostrano che sono molto affidabile, affidabile e forte dal nucleo. Il sistema di porte in vetro che circonda i cassetti, dimostra simbolicamente che io do la priorità al tempo da sola. Ma dimostra anche che sono molto protettiva con le persone che amo.”

Pan Yue

“Il motivo per cui ho scelto variazioni di tempo per essere il mio design della personalità è prima di tutto perché mi piace la filosofia del design di Nendo, minimale, intelligente e creativo. In secondo luogo, questo lavoro si adatta molto bene alle mie caratteristiche personali perché spesso uso colori diversi per rappresentare diverse funzioni nelle mie opere di design. Ultimo ma non meno importante, penso che il design non sia solo creare un oggetto ma anche raccontare una storia, creare un nuovo modo di vivere e pensare.”

Dina Muti

“Ha una forte scocca interna che la rende comoda e morbida. Fornisce privacy negli spazi pubblici. La Egg Chair è unica e può stare da sola ma funzionare bene anche nella relazione con altri mobili, È semplice ma elegante, e per me, questa è la combinazione perfetta. Insomma è un pò come me che amo il mio spazio e la mia privacy ma che permetto di entrare facilmente a chi ci prova. come me, che lavoro bene da sola, ma posso aggiungere qualcosa di diverso ispirandomi nel confronto con gli altri.”

Elisa Campana

“Penso che questo mobile, disegnato da Le Corbusier nel 1928, potrebbe rappresentarmi perché è una seduta molto particolare: la struttura sembra leggera ma è molto solida (è fatta di acciaio) e splende. Un pò come me che sono una persona positiva, capace di “prendere la vita facile” anche nei momenti difficili, alla ricerca del bene in ogni situazione ma anche affidabile e forte. Mi riconosco nel sedile comodo che permette di rilassarsi e di sedersi come se stessi volando nel cielo.”

Matteo Siboni

“Mi rappresenta perché è molto ingegnosa e non te l'aspetti. è una sedia che può essere aperta ed attaccata alla parete, apparendo come un'opera d'arte, nascondendo i meccanismi complessi che le permettono di svolgere la sua funzione. Pezzi come questi hanno la capacità di stimolare la mia curiosità, ed è questa la cosa più importante, in quanto, la mia caratteristica principale è quella di essere curioso”

Matteo De Clercq

“Una sedia che stimola la tua creatività, che riporta il bambino nascosto in ognuno di noi utilizzando l'artigianalità come un'attività gioiosa. Mi piace questo design perché ha rotto le convenzioni, mettendo in discussione l'intero sistema di arredamento di quel tempo che si basava sull'industrializzazione. Con "Autoprogettazione" Mari è stata in grado di anticipare bisogni e tendenze, portando avanti nuovi concetti visionari come il "Do it yourself" che sarà poi in gran parte impiegato da grandi aziende produttrici di mobili.”